3-5 settembre 2000, Auckland
Ad Auckland è la quinta volta che passo... ormai mi è diventata familiare, anche se arrivando da Tonga ho
subito sofferto il freddo, ehi, qui è ancora inverno !
Auckland è la maggiore città della Nuova Zelanda e c'è parecchio da
vedere, soprattutto nei dintorni e si possono fare delle bellissime escursioni, i posti da visitare sono
tantissimi, sia in giornata che in più giorni. Prima o poi faccio un elenco. Nel porto è ormai tutto legato all'America's Cup, compresi shopping center.
Per mangiare c'è solo l'imbarazzo della scelta, dal
fast-food al ristorante raffinato.
Naturalmente la prima sera sono andato nel ristorante di un amico... E' un neozelandese innamorato dell'Italia
che ha chiamato il ristorante "Vivace". Si mangia molto bene, è nella zona centrale di Auckland,
facile da trovare. Attenzione che le sale sono al primo piano di una palazzina, l'ho consigliato ad un amico e
questo non ci è andato perché gli pareva chiuso. Al piano terra ci sono dei negozi che alla sera chiudono.
Naturalmente mi ha dato delle dritte per provare altri posti, tutti interessanti. Della cucina neozelandese
consiglio le ostriche (giganti), pesci e crostacei di tutti i tipi, carne di manzo con cui fanno delle
mega-steack e, probabilmente il meglio che si trova al mondo, l'agnello. I vini neozelandesi sono di livello
alto, i bianchi soprattutto sono eccezionali. Se vedete scritto su un ristorante BYO, vuol dire che gli
alcoolici li dovete portare voi perché non hanno la licenza. Per questo motivo si trovano enoteche aperte
fino a tarda sera, con già i vini alla temperatura giusta. La bevanda più consumata è però la birra. La
più conosciuta, anche perché sponsorizza la famosa nazionale di rugby neozelandese più nota come ALL
BLACKS, è la Steinlager, gli fa concorrenza la Lion Red e poi ci sono un sacco di marche minori ma forse più
particolari.
Nel paio di giorni a disposizione mi sono goduto la città, ho fatto un giretto con un catamarano nelle isole
della baia, ho camminato in lungo e largo per Queen Street, la via principale, sono stato in alcuni quartieri
periferici servendomi sempre degli ottimi e frequenti mezzi pubblici. |
5 settembre 2000, Auckland-Singapore
Qui, anche se non sembra, siamo a Singapore. Appena fuori il caos della metropoli
ci sono anche angoli in cui non si sentono i rumori del traffico e non ci sono gli enormi centri commerciali.
E' l'isola di Sentosa, la disneyland di Singapore, ma almeno ci sono parchi, percorsi per girare a piedi,
giardini (bello quello delle orchidee), fontane, spiagge, musei ecc.ecc.
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Ho scelto di stare in questa isola perché prima di rientrare in Italia volevo
fare ancora un pò di relax. E stare in centro a Singapore significa per forza farsi attirare dalle mega-mall
una attaccata all'altra, presi dalla frenesia dello shopping. Per fortuna non soffro troppo di questa
malattia, e in centro ci sono andato solo una volta, con la scusa di andare a riconfermare il volo e chiedere
alcune informazioni alla compagnia aerea locale, che uso sempre nel ritorno dall'oriente, e che considero una
delle migliori in assoluto. Come sempre Singapore è affascinante, basta svoltare da una strada piena di
centri commerciali che si sente subito l'odore dell'oriente, oppure si trova un tempio induista o un mercatino
vivacissimo. Incredibile la metropolitana. Chissà se l'ha vista qualcuno dei progettisti o degli
amministratori nostri, avrebbe un sacco da imparare... anche che l'aria condizionata non è inutile. Provate a
prendere il metrò a Milano in agosto. Soprattutto i vagoni che lasciano sotto il sole all'aperto nella tratta
da Cascina Gobba a Cologno e altri paesi dell'hinterland. Non ci si riesce a sedere. E provate a chiedere una
informazione a qualcuno. Alcune volte mi chiedo se solo io in Italia non trovo persone cortesi...
Pochi giorni di ozio quasi completo, letture, passeggiate, rinfrescate in piscina (e idromassaggio per
sciogliere quel poco che resta di muscolatura...) e naturalmente esperienze gastronomiche.
Una sorpresa l'ultima sera. Nella spiaggia dell'albergo montano un palco e piazzano dei tavoli apparecchiati
fin troppo bene. Chiedo in giro e mi dicono che c'è una serata dell'ufficio del Turismo di Singapore che ha
invitato diversi grossi operatori da tutto il mondo. Peccato non abbia ancora le credenziali ufficiali (mi
sono arrivate a febbraio 2001) altrimenti mi sarei intrufolato !
Quando rientriamo in camera dopo la cena usciamo sul terrazzino e riusciamo a vedere e sentire uno spettacolo
di musiche e danze locali. L'abbuffata è già finita (avevo intravisto qualcosa sbirciando tra le tende messe
a protezione della privacy degli invitati... veramente un peccato non aver potuto partecipare). Ad un certo
punto spengono tutte le luci elettriche e si intravedono in fondo tante piccole luci, come candele o lumini.
Piano piano tutte queste lucine si alzano verso il cielo con un effetto bellissimo. Man mano che qualcuna di
queste, spinta dalla brezza, si avvicina verso la mia posizione, riesco a capire meglio. Sono delle piccole
mongolfiere di carta, alte circa un metro, un metro e mezzo, che hanno all'interno una candela. Il calore che
sviluppa la candela le fa "decollare". L'effetto è incredibile. Vedere decine e decine di questi
"palloni" colorati con le luci tremolanti all'interno che si librano in aria e si allontanano
lentamente per poi cadere in mare mi lascia a bocca aperta. Scendo anch'io e chiedo cosa siano. Si chiamano
"lanterne volanti" e mi pare di capire sia una vecchia tradizione. Qualcuno mi dice che serve ad
augurare buon viaggio agli ospiti, un altro mi dice che è una versione più spettacolare e che viene fatta
anche con piccolissime imbarcazioni che hanno a bordo la candela e vengono spinte in acqua in certe occasioni.
Qualunque sia la spiegazione, mi hanno lasciato un senso di tranquillità e gioia che non mi pesa nemmeno
preparare per l'ultima volta (per questo viaggio...) le valigie.
E il mattino presto quando mi faccio l'ultima passeggiata prima di partire ne trovo una impigliata in un
cespuglio... mi verrebbe voglia di prenderla e portarmela a casa. Ma è bruciacchiata e un pò bagnata
dall'umidità della notte. E' meglio che mi tenga il ricordo che mi porterò sempre dentro.
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