L'Indian Pacific è il treno che unisce la costa del Pacifico con quella
dell'Oceano Indiano, attraversando tutta l'Australia da Sydney a Perth. Io ho fatto solo una parte, da
Adelaide a Perth, partendo la sera e giungendo a destinazione due mattine dopo...
L'idea di provare questa esperienza l'avevo da un pò. Leggendo "Australian Cargo" (un bel libro di
Alex Roggero - Feltrinelli Traveller) mi aveva colpito la sua esperienza :
"Il giorno dopo sono andato a vedere l'Australia. L'ho fatto
saltando su un treno che appartiene alla leggenda dei viaggi su rotaia, il famoso Indian-Pacific che
attraversa il continente in trasversale, come ricorda il suo nome, dalle coste dell'Oceano Indiano a quelle
del Pacifico. Erano anni che volevo salire su quel treno, da quando, su un Greyhound che bordeggiava il
confine Messico-Usa, uno svizzero mezzo cieco e molto in gamba mi aveva affascinato raccontandomi di un
fantastico viaggio che lui aveva fatto qualche anno prima: l'Indian Pacific era il treno più famoso del
mondo, attraversava i deserti dell'Australia centrale seguendo rettilinei infiniti che si addentravano per migliaia
di chilometri nel nulla prima di arrivare alle foreste di eucalipti delle regioni costiere. Era un
viaggio epico per gente che desiderava veramente cogliere la vastità dei paesaggi australiani. Perfetto per
chi, come me, voleva dare un'occhiata a tutto il paese prima di cominciare ad esplorarlo."
Non era la prima volta che visitavo l'Australia... ma in treno non avevo mai provato. ll treno mi ha sempre
attirato. Ha sempre avuto un certo fascino che non mi so spiegare. Anche in Italia lo uso spesso al posto
dell'auto. Si hanno dei tempi diversi, non c'è lo stress della guida, si fanno incontri, si può leggere, non
si ha nessuno stress e nessun timore. Ma il fascino maggiore del viaggiare in treno e quindi anche con l'Indian Pacific,
Alex nel suo libro lo accenna, è il finestrino. Nella cabina, pur comodissima ma molto piccola, il finestrino è come un grande
schermo che attira lo sguardo continuamente. E nel vagone ristorante, nella saletta fumatori (dove con la
complicità nel vizio ho conosciuto persone fuori del comune) e nel bar, le grandi finestre panoramiche sembra
stiano sempre trasmettendo un film. Non ho fatto tutto il percorso partendo da Adelaide, e l'ho fatto al
contrario, ma l'esperienza è stata indimenticabile lo stesso.

Già al primo approccio c'è dell'incredibile... la locomotiva
enorme con disegni aborigeni, seguita da un vagone di servizio e poi una serie di carrozze di cui non si vede
la fine. Sulla scheda tecnica leggo che è lungo 498 metri, che pesa 733 tonnellate esclusa locomotiva e
vagone di servizio, che la velocità media massima é di 85 km orari. Sembra di non vedere la fine... Rachel,
la ragazza responsabile delle cabine del nostro vagone ci dà un cordiale benvenuto, ci spiega i dettagli
della cabina (il "servizio" interno è incredibile, in pochi cm ci sono doccia, ripostiglio, lavabo
e water estraibili... se è aperto uno di questi ultimi è impossibile fare la doccia, e bisogna ricordarsi
che il water è quello di sotto) e intanto ci offre un caffé con degli ottimi cookies... Una cosa che mi ha
colpito è l'estrema gentilezza e disponibilità del personale che, a conferma di quanto avevo letto, sembra
che faccia il viaggio per la prima volta. Scendono con noi nelle soste, fanno da ciceroni ma fanno anche i
"turisti"... ma soprattutto sono sempre disponibili e attenti, senza mai essere invadenti. Si vede
che lo fanno per passione.
La prima notte leggo parecchio per farmi venir sonno, poi decido di fare un salto nello "smoking
lounge" per fumarmi l'ultima sigaretta e conosco due signori abbastanza anziani, due "farmers"
della Tasmania, che all'inizio faccio abbastanza fatica a comprendere ma alla terza VB (Victoria Bitter,
probabilmente la birra più bevuta in Australia) capisco tutto benissimo. L'ultima sigaretta aspetto a fumarla
dopo il racconto di un paio di aneddoti e malignità contro i Neozelandesi... Rientro in cabina e dormo come
un ghiro australiano. Il mattino presto appena c'è un pò di luce apro il "sipario" del finestrino. Scorre la vegetazione
tipica del bush, si intravedono ogni tanto un canguro e qualche emu, i colori hanno la prevalenza di toni verdi che
contrasta col rosso della terra. Mentre facciamo colazione pian piano la
vegetazione appare sempre più bassa e rara. Ad un certo punto ci avvisano che sta per iniziare il rettilineo
ferroviario più lungo del mondo, 478 chilometri senza curvare nemmeno di un grado. Non vorrei essere nei
panni del macchinista... Leggo sull'itinerario della compagnia che siamo nel "Nullarbor
Plain", la zona senza alberi, che si estende per quasi duemila km ed è una delle zone più aride del
pianeta. Quasi a smentire quanto appena letto si cominciano a vedere dei nuvoloni bassi ed enormi e quando
scendiamo durante la sosta per il rifornimento a Cook (città fantasma del Nullarbor, 3 abitanti, ormai serve
solo come punto di rifornimento della linea dell'Indian-Pacific) inizia un acquazzone che in pochi minuti
forma un pantano insieme alla polvere finissima, e sembra di camminare nelle sabbie mobili. Mi
incuriosisce un cartello stradale che dà l'idea delle dimensioni e delle distanze di questo paese:
"niente cibo e carburante per i prossimi 862 km". Roba da non credere, sarebbe come se da Milano a
Napoli e oltre non ci fosse niente, nemmeno una casa. Una sirena ci avvisa che è ora di ripartire. Rachel ci
aspetta sulla porta del vagone con stracci e tutto l'occorrente per farci pulire le scarpe, completamente
coperte dal fango rossastro...
Incontro i due della Tasmania e altri due ragazzi di Sydney che si stanno dirigendo verso il bar. "Dopo
tutta quest'acqua ci vuole una buona birra, mate !". Gli rispondo che ormai è quasi ora di pranzo...
"No worries... ce n'è anche per il pranzo di birra ! ". Gli chiedo come mai si muovono in treno
invece che con l'aereo, tra l'altro più economico... Mi danno spiegazioni diverse, contrastanti. Gli dico
"Non avrete paura dell'aereo ?" e si mettono a ridere. Uno dei due della Tasmania mi dice che lo usa
quasi tutti i giorni... un vecchio Cessna. Gli altri pure si mettono a ridere. La spiegazione è che gli piace
il treno, che per loro è come se fosse una vacanza, anche se si stanno spostando per lavoro. Che è bello non
avere fretta.
Intanto che parliamo ci guardiamo poco in faccia, tutti guardiamo fuori dal finestrino. Anche se è qualche
ora che il paesaggio non cambia c'è qualcosa che attira sempre lo sguardo verso l'esterno. Il cielo cambia in
continuazione, si vedono spesso in volo dei grandi uccelli. Sono le "wedge-tailed eagles", le più
grandi aquile australiane e ce ne sono tantissime. Ecco perché sono diventate il logo della linea
ferroviaria. Chiedo dove vivono se non ci sono alberi, cosa mangiano... La risposta è: ci sono serpenti,
roditori, marsupiali, piccoli uccelli... Ma se non c'è acqua ? La risposta me la dovevo aspettare... Una VB
la trovi dappertutto.
E siamo già a sera... ci fermiamo per un'altra sosta a Kalgoorlie. La cittadina della febbre dell'oro a fine
'800. Ora le
miniere ci sono ancora e rendono bene, ma gli abitanti non sono più così numerosi come quelli del periodo
della "corsa all'oro". Facciamo una passeggiata nella via centrale, dove ci sono alcuni locali e rientriamo per la
seconda notte "sulle rotaie". Al mattino siamo già in una zona montagnosa, ormai la vegetazione
diventa sempre più rigogliosa, cominciano a vedersi prima fattorie con distese enormi su e giù da pendii,
poi i primi paesini, le strade si cominciano a vedere asfaltate, sempre più trafficate. Stiamo arrivando a
Perth, dopo 2627 chilometri di treno...
|