"Mille anni fa il giovane imperatore Ping giunse in questo luogo e contò 
otto colline, quindi, secondo un'antica credenza, qui abitavano otto draghi 
poichè ogni monte è abitato da un drago.
'Allora' disse il primo ministro 'questo luogo si chiamerà Kow-loon, luogo 
dei nove draghi, perchè anche l'imperatore è un drago'.
 
Volevi vedere il confine?
Eccolo!
E' laggiù, è quel corso d'acqua chiamato Shumchun!" 
Mi siedo sull'erba umida e guardo lo stesso orizzonte che vide l’imperatore 
col suo seguito mille anni prima. Mi hanno sempre dato una sensazione 
inquietante queste colline tutte uguali simili a tanti panettoni che 
costellano il panorama e che spesso sorgono dall'acqua, forse sono proprio 
abitati dai draghi. L'aria è umida, si sente vagamente l'odore del mare ma 
più intenso è il profumo di mille fiori e dei boschi che ricoprono quelle 
colline.
 
A meno di mezzo km da me inizia uno dei più estesi e per me misteriosi stati 
del mondo.
 
Davanti a me inizia la Cina! 
E' il giorno del mio compleanno e l'aereo, dopo aver sfiorato lo spazio 
aereo vietnamita allora ancora off limits per via della guerra terminata da 
poco, si appresta ad atterrare all'aeroporto Kai Tak di Hong Kong. La pista 
di atterraggio inizia sul mare disseminato di imbarcazioni, l'aereo scende 
sempre più, sembra cadere in mare ma fortunatamente è solo un'impressione. 
In pochi minuti sono sul bus che mi porta al Mandarin Hotel. 
Hong Kong è su una delle oltre 200 isole dell'arcipelago che all'epoca era 
ancora un protettorato britannico e come tale godeva di tutti i privilegi di 
tale situazione, a tal punto che in uno spazio molto ridotto erano stipati 5 
milioni di cinesi la maggior parte fuoriusciti clandestinamente dalla Cina 
per approdare nell'isola del porto fragrante (il nome di Hong Kong deriva da 
"Heung-Kong" cioè "porto fragrante") e prender posto in un appartamento di 
20 metri quadrati insieme ad altri famigliari. Poi la storia ha seguito il 
suo corso troncando i sogni occidentali della popolazione. Chi non è 
riuscito a trasferirsi altrove si è ritrovato suo malgrado in territorio 
cinese.
Nonostante siano trascorsi molti anni conservo un ricordo nitido del mese 
trascorso ad Hong Kong, delle passeggiate alla Repulse Bay o sul Victoria 
Peak, dei giri a Kowloon, il luogo dei nove draghi, o nel formicaio 
galleggiante di Aberdeen come pure delle uscite nel mar cinese a bordo dei 
sampan. 
La mia camera è ad un piano molto alto e guarda sul canale ma di fronte, un 
pò sulla sinistra, c'è un'altissima torre con le finestre rotonde che 
sembrano tanti oblò che ostruisce la visuale. 
Il mare è costantemente solcato da imbarcazioni di ogni genere, navi 
mercantili, giunche, navi da guerra americane, barche a remi e altre 
imbarcazioni cinesi con un dragone sulla prua e una ventina di rematori più 
un tizio in piedi  munito di tamburo che scandisce il tempo della vogata. 
Dopo un paio di giorni di acclimatamento (c'è un'umidità che basta uscire 
per pochi secondi e si è bagnati come se si avesse attraversato a piedi un 
autolavaggio) decidiamo di iniziare a vedere la vita locale con un mezzo un 
pò curioso. In qualità di protettorato britannico Hong Kong ricicla i bus 
londinesi a due piani che vengono dismessi a Londra e vengono importati per 
la rete urbana. Quindi una sera dopo cena prendiamo il bus, saliamo al piano 
superiore e ci facciamo tutto il tragitto da un capolinea all'altro e 
ritorno. Dal secondo piano si gode di una piacevole frescura e di un'ottima 
vista. Inizio a curiosare con un pò di indiscrezione nei primi piani delle 
abitazioni, è strano, quasi nessuno usa le tende quindi vedo gente in 
piccolissimi appartamenti che sta cenando, guardando la televisione oppure è 
intenta nelle faccende domestiche. Il traffico è notevole, intenso ma non 
caotico, si procede comunque lentamente. La città è straripante di luci, 
pubblicità di aziende giapponesi ma soprattutto di gente. Gente ovunque, a 
piedi, in bicicletta, che traina un carretto o che porta merce sopra la 
testa. Ma quello che impressiona maggiormente è che hanno tutti una fretta 
indescrivibile. 
Nessuno cammina, corrono tutti! Più o meno veloci ma corrono tutti!
 
Che siano inseguiti da qualcuno?
 
Che inseguano qualcuno?
 
Oppure sono tutti stressati??
 
Sembrano migliaia di criceti in un'enorme gabbia!
 
E poi gridano tutti!
 
Ognuno ha qualche cosa da vendere, gente all'esterno dei negozi che grida 
per attirare i clienti, gente che vende del cibo al proprio chiosco e grida 
per pubblicizzare il menu, gente che deve raccontarsi qualche cosa 
gridando... ma quelli che litigano come si distinguono?
 
La folla è imponente, mi ci vorrà qualche giorno ancora prima di decidermi 
ad affrontarla. Ai lati del viale, che non è molto largo, c'è un'infinità di 
viuzze laterali strette e buie anch'esse brulicanti di gente...
 
Basta, per questa sera è abbastanza! Torno all'albergo e mi piazzo davanti 
alla televisione, c'è il telegiornale e dietro al cronista (un tal Leslie 
Clark che per un mese ho seguito assiduamente) appare la carta geografica 
dell'Italia. La notizia è che un forte terremoto ha colpito il Friuli 
causando notevoli danni e molte vittime. Per diversi giorni le notizie 
dall'Italia occupano i primi posti del telegiornale serale. 
Non si mangia poi male seguendo le usanze cinesi, anche i bastoncini che 
all'inizio mi causavano seri problemi di spargimento di cibo per tutto il 
tavolo nonché per terra ora non hanno più segreti per me, ma dopo un pò la 
diversità del cibo fa venir voglia di qualche cosa di nostrano. Leggendo il 
menu mi cade l'occhio su una scritta: cotoletta milanese!! La ordino senza 
indugi! Poco dopo il solerte cameriere cinese mi porta un piatto con una 
"cosa" alta tre o quattro centimetri perfettamente rotonda che sembra fatta 
con un compasso. E' subdolamente coperta da una salsa rossastra. Inizio 
l'ispezione e nell'ordine trovo: una fetta di pane, una fetta di ananas, una 
seconda fetta di pane, una fettina alta due millimetri di carne di maiale. 
Non commento e mangio... 
Dopo alcuni giorni in un altro locale mi lascio nuovamente tentare: pizza 
alla milanese (ma qui conoscono solo Milano?) mi portano una pizza del 
diametro di 50 centimetri ricoperta da tutti gli ingredienti che la fantasia 
può suggerire.
Tra gli altri ci sono banane tagliate a fettine e cetrioli, 
pezzetti di carne e di ananas, tonno, salsa piccante e la base della pizza 
dolciastra.
Mamma mia!
Mi sa che se chiedo un involtino primavera non sanno 
nemmeno cosa sia, visto che la cucina italiana a Hong Kong è interpretata 
così liberamente immagino che la cucina cinese che c'è da noi non abbia 
nulla di cinese. Decido di tenermi a debita distanza dalla cucina "italiana" 
e continuo a seguire la dieta cinese.
Ore 12, ristorante girevole sul 
Victoria Peak, un cliente cinese davanti a me prende dal buffet una fetta di 
salmone ed io lo imito, lui mi suggerisce di condirla con una salsina rosa 
pallido assicurandomi che è ottima (ne ha preso un cucchiaio pieno e la 
mangia avidamente), ne prendo una porzione microscopica e assaggio... per 
diversi minuti non riesco a parlare, il fumo mi esce anche dalle orecchie! 
Sarà mica con quella che fanno i fuochi artificiali??? 
Uno dei posti più incredibili di Hong Kong è il porto di Aberdeen. Dire che 
è come un formicaio da solo lontanamente l'idea di cosa sia. In una baia 
sono ormeggiate stabilmente tredicimila  imbarcazioni in cui trovano 
alloggio ottantamila cinesi, la maggior parte pescatori. Le imbarcazioni più 
a riva non hanno neppure la possibilità di ondeggiare sull'acqua. E' una 
città galleggiante. 
E' (anzi, era) proprio questo il porto fragrante, il porto in cui 
attraccavano le navi per fare rifornimento di acqua dolce da un fiumicello 
particolarmente fresco. Sull'enorme piazzale si svolgono le attività più 
disparate, normalmente vengono vendute ai turisti le merci che gli operai 
riescono a rubacchiare in fabbrica per arrotondare lo stipendio, sono quasi 
tutti generi elettronici e fotografici. 
Un pò scostati dall'ammasso di giunche ci sono due imbarcazioni molto più 
grandi adibite a ristoranti con vista sul porto. 
Noto che le giunche sono imbarcazioni strane. Non sembrano adatte all'alto 
mare, sono esili e dal bordo basso, mi spiegano infatti che sono nate come 
barche da trasporto per le merci nei pressi dei porti e per risalire i 
grandi fiumi o per la piccola pesca infatti hanno una buona capacità di 
carico e di spazio vitale per l'equipaggio.
E' veramente particolare la 
velatura che prevede tre alberi. Quello di maestra a tre quarti della barca 
un pò spostato verso prua, un curioso bompresso a prua che invece di essere 
orizzontale per far da base al fiocco è verticale e un altro curioso albero 
esattamente a poppa, verticale anch'esso col boma che guarda verso il retro 
dello scafo.
Insomma, è una barca al contrario, ha una vela dietro che 
spinge la barca invece di avere il fiocco davanti a trainare. Anche le vele 
sono strane, tutte e tre hanno la tipica conformazione a raggiera , quella 
centrale è libera nel senso che non è assicurata all'albero ma è infilata 
verticalmente in un lungo palo di legno il quale è legato in un solo punto 
all'albero. Questo metodo di fissaggio consente alla vela di rimanere sempre 
in vento. Quelle di prua e di poppa, molto più piccole della centrale, sono 
fisse e possono muoversi solo in orizzontale attorno al proprio albero 
compensando i movimenti bruschi della vela centrale. Non devono essere molto 
facili da governare.
Eppure con queste barche arrivavano fino al canale di Mozambico per 
rifornirsi di schiavi. Per contro il sampan è una barca più piccola della 
giunca, molto agile e adatta per lo spostamento e la pesca in mare. 
Qui ad Aberdeen però di vele spiegate non se ne vedono, tutte le barche sono 
ricoperte dal telone che funge da riparo per la pioggia e da veranda, 
all'interno ci vivono almeno sei persone. Di sera, quando l’umidità inizia a 
diminuire e si respira con più facilità, le voci iniziano a farsi più 
flebili, si sente meglio lo sciabordio delle barche ormeggiate, l’odore del 
cibo cucinato nei chioschi galleggianti pian piano si consuma e svanisce 
nell’aria lasciando aleggiare il profumo del mare e i pescatori, dopo aver 
discusso dei fatti occorsi durante la giornata, si godono la brezza notturna 
fumando e giocando a mahjong. Poi ad uno ad uno tutti rientrano sotto 
coperta e vanno a dormire. 
Sorge il sole dalle tranquille acque del mar della Cina. Dapprima un timido 
segnale di cedimento dell’oscurità che via via si fa sempre meno insistente 
lasciando posto all’incerto chiarore dell’aurora. Poi le nubi che stazionano 
sempre all’orizzonte diventano nere sullo sfondo arancione del cielo. Poi 
arrossiscono lasciando filtrare i primi prepotenti raggi del sole che a 
momenti nascerà. Le vele delle giunche che scivolano calme sulle onde si 
stagliano contro l’orizzonte ormai giallo dorato e la prima lama di sole 
taglia in due l’acqua con una ferita lucente. In pochi istanti il sole 
lascia il suo giaciglio a est levandosi nel cielo violaceo e l'umidità 
dell'aria amplifica le sue dimensioni. Ma si vedrà per poco perché si 
nasconde subito dietro la coltre di nubi. Fra poco si libererà dalle nuvole 
lasciandole a rincorrersi a metà strada tra qui e le Filippine. 
Sono sulla spiaggia di Shek-o che guarda proprio verso est e sto aspettando 
il cinese che deve portarmi a fare un giro per l’arcipelago con il suo 
sampan, fra poco arriverà, anzi eccolo, sta arrivando proprio adesso. La 
vela prende il vento e tra i mille scricchiolii dello scafo lasciamo la 
costa dell’isola di Hong Kong solcando un mare incredibilmente limpido e 
trasparente. Il sole non è ancora alto e crea migliaia di riflessi sulle 
onde ma verso mezzogiorno sarà possibile vedere il fondale anche a più di 
dieci metri di profondità. Ci dirigiamo verso nord e subito dopo a ovest per 
girare attorno all’isola passando per il canale che la separa dal 
continente. Dal canale si gode una visuale da cartolina della città: dalla 
parte di Hong Kong sfilano il Central District e Wanchai con i loro 
grattacieli, banche, hotel a cui fa da sfondo il Victoria Peak, sulla parte 
continentale Kowloon che si perde nell’entroterra lievemente collinare. Nel 
canale c’è un traffico navale intenso, l’acqua non è più molto limpida e gli 
aerei che transitano per il Kai Tak provocano un notevole inquinamento 
acustico. 
... continua ...